Crepet: L’epidemia passerà, ma il danno psicologico resterà a lungo. Il peggio? Le scuole chiuse”

crepet

 

Crepet: L’epidemia passerà, ma il danno psicologico resterà a lungo. Il peggio? Le scuole chiuse”.

“Nessuno parla dei bambini. Non basta mettere una maestra online. Qui si è persa la dimensione sociale, la scuola, gli amici“. Paolo Crepet, psichiatra e scrittore, in un’intervista all’ HuffPost  racconta l’altra emergenza, forse più nascosta, ma comunque seria, innescata dal Covid-19: “E’ evidente anche ai ciechi che la crisi oggi si sta trasformando in una crisi psicologica”. Una crisi che non si fermerà con la fine della pandemia, che continuerà a pervadere le vite. Da cui si salverà, secondo Crepet, chi continuerà a pensare, “a farsi un progetto”.
 
Una crisi in cui a pagare un prezzo altissimo, sotto il profilo psicologico, sono i più piccoli. “Certo il nonno muore, ma il ragazzino va fuori di testa. La scuola non è importante solo perché impari a leggere e a scrivere, ma anche perché stai in gruppo. E’ un luogo di socializzazione. Dobbiamo anche sapere che c’è un altra emergenza che non è virale, ma è l’interruzione prolungata di qualsiasi livello di socializzazione, a favore di una comunicazione virtuale che anche quella farà i suoi danni. Se un bambino cresce pensando che la comunicazione sia virtuale, cresce in maniera autistica, perché non conosce i sensi”.
 

Un futuro molto diverso da quello auspicato. In  cui i danni  i danni psicologici saranno uguali o addirittura superiori dei danni economici.  Da cui uscire  incapaci di superare le distanze dagli altri.

“La mente non è un interruttore, non c’è una leva che va giù e una che va su. Così quando finirà il virus non ci sarà una leva che andrà on, sopravviveranno delle paura, sopravviveranno dei giustificati timori dell’altro. Guardi, il timore per l’altro l’abbiamo sempre avuto. Che si chiamasse nero, ebreo, comunista. Questa volta è l’infettivo, è manzoniano. Ci sarà un periodo in cui ci sentiremo a disagio a stare in una metropolitana affollata”.
 
Crepet:  “Non penso che staremo a distanza di un metro fino all’eternità. Torneremo al ristorante, in spiaggia, con un po’ più di accortezza. In questi giorni c’è tanta gente che telefona a persone con le quali non parlava da tempo. Questa cosa ci dice che quando viene mancare la libertà, questa libertà proviamo a cercarla. La libertà è anche cercare un amico. La voglia di farsi due risate attorno a un tavolo non potrà essere sostituita da sei tablet in collegamento su Zoom”.